CENE STELLATE

post ristoranti stellati

Eccomi qui di nuovo davanti al mio pc piena di buoni propositi covati nelle calde e pigre giornate d’estate!
Confesso che per alcuni mesi  ho proprio dimenticato il mio piccolo blog, ma … “questa è casa mia e qui comando io”, quindi ho pensato che finchè non avessi ritrovato l’ispirazione domestica avrei potuto benissimo fare a meno di scrivere!
Ed ecco allora che, quando meno me lo aspetto, il Signor T me ne dice una che, quasi quasi, svengo!

In una calda serata di fine estate, come spesso accade in vacanza, l’ora dell’aperitivo diventa l’occasione per decidere cosa mettere sotto i denti per cena. Lo confesso: io, in quel momento,  do il peggio di me.

Armata di una dotazione informatica da controspionaggio inizio la ricerca del nostro posto, confronto blog, recensioni, articoli, tutto al sol fine di trovare ristoro alle mie, non proprio modeste, aspettative gastronomiche.
Ogni volta, alla fine di questa estenuante ricerca, come oracolo di Saba, sentenzio:”RAGAZZI HO TROVATO IL POSTO CHE FA PER NOI”
King C, sapendo che contraddirmi in questa materia può essere pericoloso, annuisce rassegnato ma fiducioso, il Signor T invece con aria seria e puntuale quella sera mi chiede: “mamma è un ristorante STELLATO?”.

Vi assicuro che in un primo momento penso e spero di aver frainteso, invece purtroppo in un attimo realizzo che non è così. Il mio signorino, che fa fatica a distinguere il Grande ed il Piccolo Carro, voleva aver ragguagli sulla presenza di un eventuale “stella”  sulla carta del ristorante in cui si sarebbe recato con la sua famiglia! Sono trasalita, ho sentito su di me tutta la responsabilità per quella domanda così tanto fuori luogo alla sua età. ME MISERA TAPINA!
Ho guardato King C che se la rideva sornione ho incassato il colpo ma al calar del tramonto ho annunciato un cambio programma a tutta la ciurma, niente ristorante, quella sera saremmo entrati in  rosticceria, avremmo comprato tanti cartocci di panzarotti fritti e li avremmo mangiati camminando insieme sotto un bel cielo STELLATO! Mentre li vedevo camminare davanti a me con il loro unto e goloso sacchetto non ho potuto fare a meno di pensare: “adorati figli miei, alla vostra età, e forse anche alla mia, le uniche stelle a cui dare importanza sono quelle che brillano la notte, non dimenticatelo mai” 

Agrodolce

Ingredienti per circa 30 panzerotti

5oo gr Pasta per la pizza

300 gr. salsa di pomodoro

1 mozzarella

olio di arachidi per la frittura

sale ed olio q.b.

Procuratevi 500 gr. di pasta per la pizza, con  l’impasto  per formate un lungo cordone; tagliatelo in pezzi più o meno uguali in dimensione, in modo che si possa dar loro la forma di palline. disponete successivamente queste ultime su un tavoliere e copritele con un panno: lasciate lievitare ancora per un’ora. Nel frattempo dedicatevi alla preparazione del condimento unendo la salsa di pomodoro, mozzarella a pezzettini, un pizzico di sale, parmigiano e pepe in una ciotola e mescolare il tutto. Stendete allora le palline di impasto con un mattarello, formando dei cerchi, su cui, con un cucchiaio, porre il ripieno. Sigillate con molta attenzione il panzerotto con una forte pressione delle mani (spesso si utilizzano i denti delle forchette) sui bordi. Riscaldate quindi l’olio, e cucinate in olio bollente i panzerotti ottenuti.

MANGIATELI CALDI! SLURP

The wild side

Image

 

Quanto tempo che non scrivo. Niente pigrizia, nè ripensamenti sul mio piccolo blog, solo tante cose da fare e pochi spunti di riflessione che giustificassero una ricetta dedicata! Poi ieri la morte di Lou Reed, certamente un grandissimo, ma non sono qui per dilungarmi in recensioni postume di cui non sarei  all’altezza, vi voglio piuttosto raccontare l’imbarazzo di raccontare a mio figlio la sua storia, lo stesso imbarazzo che ho provato quando insieme abbiamo visitato la mostra di Keith Haring e lui mi ha chiesto perchè quel ragazzo era morto così giovane.

Per la borghesuccia che sono diventata non è facile raccontare al mio nanetto pre-adolescente che genio e sregolatezza spesso vanno a braccetto, che le cattive abitudini possono essere muse ispiratrici, che chi non si scotta non comprenderà mai appieno il pericolo del fuoco.

Ieri ho rinunciato a mettere mano alla questione perchè sinceramente proprio non sapevo da dove iniziare. In cuor mio sono sempre dell’idea che  prima di prendere la via maestra  vale la pena peregrinare anche per selve oscure, avendo attenzione a non smarrirsi mai del tutto, perchè in fondo crescere è anche questo.  Un conto è pensarlo ed un conto è dirlo al proprio figlio. 

Rimuginando su le annose questioni, interrogandomi su come addomesticare la parte selvaggia di cui sarà geneticamente dotato ogni mio diretto erede, ieri li ho mesi tutti a tavola urlando “hey baby eat your wild rice”.

Image

  

 

Riso selvatico ai fagioli rossi

 

300 g di riso selvatico rosso – 300 g di pomodori, pelati – 200 g di fagioli rossi  – 900 ml di brodo vegetale- 2 cipolle rosse- 1 costa di sedano – 1 spicchio di aglio – 1 cucchiaio di prezzemolo tritato- ½ cucchiaino di curcuma – olio di oliva extra vergine – sale 

Sciacquate più volte il riso e versatelo in una pentola col brodo, mettete il coperchio e lessate per 45 minuti circa, lasciando assorbire tutto il liquido.Tritate finemente l’aglio e in una ciotola mescolatelo a un cucchiaio abbondante di olio e alla curcuma se piace ai vostri commensali. Fate rosolare le cipolle affettate per 10 minuti insieme a 3 cucchiai d’olio in una casseruola dal fondo spesso, aggiungete la metà del prezzemolo e subito dopo i fagioli bolliti. lasciate insaporire brevemente, quindi unite i pomodori pelati passati, salate e cuocete per 10 minuti a calore medio. Condite il riso cotto con una forchetta e conditelo con   i fagioli caldi con tutta la loro salsa. 

ADOTTARE RISPOSTE

PO

Se tu sei Miss Brownie e tua mamma è la Sig.ra “Bellissimo viso pallido” è facile che i tuoi figli si chiedano il perché di tanta differenza? Così sin da piccoli, ciascun dei miei  pargoletti si è sorbito la storia della bambina che visse felice e contenta con la mamma di pancia e la mamma di sempre.

I bambini però sono molto, molto, più svegli di quel che appare e nonostante io ce l’abbia messa tutta per condividere con loro il privilegio enorme di aver due mamme, qualcosa non li ha convinti del tutto.
Il Signor T quando vuole terrorizzare le sue sorelle gli dice che se fanno le cattive mamma le fa adottare, Lady V invece ci tiene a precisare che lei vuole avere solo una mamma. L’ unica che mostra una crescente curiosità verso il lato “o-scuro” della mia vita è la mia elfetta salterina. Madame M.
Lei, animo sensibile e pertanto inquieto, è l’unica a cui non è sfuggita la circostanza che se io ho due mamme lei ha due nonne, anzi tre,  se lei mi somiglia perchè è nata dalla mia pancia, allora  la mamma di pancia è per sempre.
Per tutte queste ragione e per tante altre che magari io ancora non ho scoperto, qualche tempo fà, mentre tentavamo di sopravvivere alle fatiche imposte dello spoiatoio della piscina comunale,, senza alcun preavviso, lei mi guarda e mi chiede :”Mamma, tu come hai fatto ad innamorarti di una mamma che non era la tua?”.  Io vi giuro che poche volte nella vita una frase  mi ha lasciato tanto sbalordita.  Le parole della nanetta  hanno toccato le corde più intime del mio cuore. Forse l’emozione, forse la temperatura equatoriale nello spogliatoio, ma le gambe hanno ceduto e gli occhi si sono gonfiati e prima che me ne rendessi conto ho pronunciato  questa frase :” C’era sempre nonna Maria a dirmi “Ti amo figlia mai”, sempre Lei a preparare la torta al  mio compleanno e sempre Lei a preparami la bibita magica quando stavo male”.
A casa nostra facciamo volentieri a meno dei medicinali e quando ci sentiamo un pò acciaccati nel corpo e nella mente, grandi e piccoli, ci consoliamo con un unica panacea, oramai denominata dagli under 10, “bibita magica” per i suoi comprovati benefici. Camomilla, limone, zenzero, miele e amore  in abbondanza. Vi assicuro passa tutto.

Adottare, essere adottati, lasciare che un figlio venga adottato da qualcun altro, tutto complicato. Ci salva solo l’amore, la pazienza e quando tutto questo non basta … allora ci serve un sorso di magia.

cup of green tea

TEA TIME

foto te

Qualche mese fa un’amica cara, una di quelle vere, quelle che possono dirti tutto, perché ti vogliono bene, mi disse,  guardandomi  fisso negli occhi, che la mia deriva tutta “polpette e dolcetti” aveva i giorni contati, come la pausa vegetariana di qualche anno or sono, e come la miltanza politica della meglio gioventù.

Consapevole di aver passato in rassegna il fuoco labile delle mie passione si complimentava con King C, per avermi reso “la donna più innamorata del mondo”. Capite bene che dopo tali premesse neanche queste parole potevano tuttavia arrestare la vorticosa inquietudine in cui mi aveva lasciato. Così, mentre io cercavo a stento di attenuare il fardello di queste presunte verità, l’ultima sciabolata, la più dura da mandar giù, stava per raggiungermi dritta nell’animo.  “AMICA MIA, lasciatelo dire, tu hai UN BLOG perchè non devi lavare, non devi stirare e non devi neanche preoccupatri di pagare chi lo fa per te!

A questo punto sono capitolata. Ho provato ad abbozzare un finto sorriso ma questa frase più e delle altre  mi ha colto nel vivo!

A distanza di qualche tempo, posso affermare che un una parte di verità si celava dietro quelle parole (purtroppo anche in quelle precedenti)  perché ,in questi due mesi, con la mia adorata tata in vacanza, il tempo per scrivere non l’ho trovato. Lavatrici e lavostaviglie si rincorrono senza tregua ed io la sera arrivo tramortita, ovvero più tramortita del solito.

Però … cè sempre un però. Oggi apro la mail e trovo un messaggio che dice: “Amica mia quando torna la tua tata? Quando torni a scrivere? Mi manchi tu, mi mancano le tue storie e le tue ricette. Tra un ramazza e una lavatrice placa i gnomi e trova cinque minuti per farmi ridere, perchè lo sai fare meglio di chiunque altro. Ti voglio bene”. Avrete intuito che il bastone e la carota escono dallo stesso armadio.

Eccomi qua. Questa ricetta è per Te, e per tutte quelle amiche, vicine e lontane, che conoscono ogni mia inettidudine … ma nonostante questo  mi amano.  THANKS

Domani è domenica e fuori piove, non importa preparate un tè  accompagnato da questi dolcetti squisitamente British, invitate le vostre amiche più care  e raccontatevi per come siete. Si può ridere e si può piangere … ma è amore in ogni caso!

La ricetta degli scones è tratta dal libro “La ciliegina sulla torta” di Jessica Leone

scones_intro1_1989462b

Ingredienti

250g di farina per dolci+10g di lievito+2g di bicarbonato+30g di zucchero+75 g di burro freddo+100g di yogurt al naturale+un pizzico di sale+1 uovo per la finitura.

Versate in un robot con le lame la farina setacciata con il lievito ed il bicarbonato, lo zucchero ed il sale. Aggiungete il burro freddo a cubetti e frullate per pochi secondi, in modo da distribuire il burro negli ingredienti asciutti senza scioglierlo.

Trasferite il composto in un recipiente capiente, versatevi il latte e precedentemente mescolato con lo yogurt ed amalgamate velocemente il tutto. Stendete l’impasto ad uno spessore di circa 2,5 cm, , poi con un coppapasta o un bicchiere ricavate dei cilindri dal diametro di 5-6-cm.

Sistemate gli scones su una teglia rivestita di carta da forno,pennellate con l’uovo sbattuto e cuocete in forno statico preriscaldato a 200°C per 15 minuti p fino a leggera doratura. Servite gli scones tiepidi con panna e confettura. Le vostre amiche vi ringrazieranno

Cime(POCO)Tempestose

 

 

La mamma di King C ha compiuto gli anni. Lei è una donna forte,elegante e molto sportiva che aveva le idee ben chiare ( e quando dico chiare, intendo proprio chiare) sulla donna che avrebbe desiderato per il suo adorato principino.

Invece sono arrivata Io (Miss Brown), che di chiaro non ha proprio nulla, nemmeno le idee!  Ho il tasso di sportività di un bradipo a riposo, e per me chic fa sempre rima con cheap e freak!!

Il contatto tra due entita così diverse è stato scintillante e, come è noto,  le scintille A VOLTE bruciano!  Fortunatamente, con il passar del tempo,  ognuna ha compreso le doti dell’altra ed in un modo tutto nostro abbiamo costruito un rapporto forte, vero e segretamente complice. Certo, la circostanza che non sappia sciare e che non mi decida ad imparare e ancora un pò difficile da mandar giù, così per farmi perdonare l’assenza sulle piste, nel giorno del suo compleanno le ho preparato un golossissmo monte bianco, una piccola montagna inneveta di zucchero e panna montata da scalare comodamente seduti sul nostro sofà!

Non avrò conquistato l’Everest, ma il mio Mont Blanc ha conquistato il suo cuore!!!!!! YUPPIE.

Mont Blanc  (finger version)

Stavolta è tutto più facile di quello che sembra: acquistate nella vostra pasticceria di fiducia dieci meringhe dal diametro di 8-10 cm, se non avete voglia di spelare castagne procuratevi 400 g. di polpa di marroni surgelata, fatela scaldare in un tegame ed aggiungete 100 g di zucchero di canna e 60 g di cacao amaro e aromatizzate con due cucchiai di rhum, fate raffreddare, dopo montate a lucido 250 g di panna montata, preparate due sac a poche con la bocchetta rigata che riempirete rispettivamente con la panna e con la crema di marroni. Su ciascuna meringa  disponete un ciuffo di crema di marroni e successivamente uno più piccolo di panna montata, se le calorie non vi spaventano cè spazio anche per qualche ricciolo di cioccolato. Voilà.

Nb. Per la ricetta ho tratto ispirazione dalla bellissima foto di Chris  Alach

TIPI TO(A)STI

 

Il Signor T ci deve aver preso gusto! A cosa? Alle vacanze solo soletto con me e Charlie! Domenica sera io e King C. eravamo intenti a dare una prima bozza al programma vacanze natalizie. Non vorrei trarvi in inganno, noi non ci sediamo inseme disquisendo serenamente della questione anzi, normalmente, lo scenario si presenta in tutt’altro modo. Mentre lui è intento a fare altro, io lo inseguo per casa con l’agenda in mano, interrogandolo sui suoi programmi di lavoro e  dandogli le date di chiusura delle scuole dei bambini, con l’unico obiettivo di svelare il prima possibile l’arcano su dove si passa la notte di Natale, ovvero con i suoi o con  i miei. Alla questione centrale se ne aggiungono varie ed  eventuali, tra queste rientra a pieno titolo, l’ipotesi viaggetto a due.

Tutta protesa ad interpretare i brevi cenni di assenso e dissenso di King C., non mi ero accorta che il nanetto srutava vispo e attento la nostra conversazione, cercando anche di intervenire in quelli che, ai suoi occhi, dovevano apparire i nodi fondamentali della questione. Ad un certo punto forte dell’esperienza parigina, con insolito brio, prova a buttare li un: “Se partite voi due posso venire anche io!!!!????” . All’istante  hO  sgranato gli occhi e l’ho azzittito con un brutale “Non se ne parla nemmeno”.

Come dice il proverbio però, “Chi la fa l’aspetti”. Infatti, dopo pochi minuti, costretto dinanzi alla questione viaggetto natalizio a due,  KING C. mi ha azzittito con le medesime parole, che tradotte nel segno dei tempi vuol dire, seguiamo MONTI e rinunciamo al  MARE .

Dopo cena la delusione del Signor T. si è unita alla mia ed in quel preciso momento ho pensato che avrei dovuto essere più gentile nei suoi confronti perché alcune volte i NO, anche se pienamente giustificati, andrebbero somministrati con una maggiore dose di dolcezza.

Con Parigi ancora nel cuore e con poca voglia di spignattare Lunedi sera al posto della solita ministra fumante ecco arrivare insieme  MONSIER E MADAME  CROQUE,  una coppia  appetitosa e   MOLTO MOLTO TO(A)STA!

Ricetta 10 fette di pan carre

2 etti di prosciutto cotto

2 etti di gruyère grattuggiato

burro q.b.

latte q.b

un uovo per la versione Madame.

Riscaldate il forno a  180°C. Bagnate leggermente 10  fettine di pan carrè con del latte, dopo  disponetene 5 su una teglia e le farcitele con prosciutto cotto e di gruyère grattugiato infine chiudete il toast con l’altra fetta di pane su cui metterete una piccola noce di burro ed una bella manciata di formaggio grattugiato. Infornare per qualche minuto e terminare la cottura con il grill. Per la versione Madame,( QUELLA CHE IO PREFERISCO), eliminate l’ultima manciata di gruyère e quando il toast è pronto adagiatevi sopra un uovo  cotto con un filo di burro in una tegamino antiaderente. DELIZIOSO!!!!

 

Apple

 

Tutti abbiamo delle debolezze, qualcosa che ci rende compulsivi, che oscura le nostre normali facoltà di discernimento.

Io purtroppo di debolezze né ho ben più di una e, come ormai avrete ben capito, molte di esse trovano soddisfazione solo all’interno di una cucina ben attrezzata. La mia squisita metà di debolezze ne ha ben poche. King C. è sobrio, predica austerity, non alza la voce, si muove con fare distinto, resiste alla gola, pratica costantemente sport e prende le sue decisione con  una pacatezza ed una saggezza a me, purtroppo, sconosciuta. Eppure ogni tanto riesce ancora a sorprendermi!

Nonostante i nostri continui approvvigionamenti tecnologici, a causa della mia, mai arginata, sbadattezza, siamo momentaneamente rimasti senza un pc portatile a destinazione casalinga. Una cosetta da poco a detta di  Lui. Venerdi  King C. è uscito di casa con l’idea di  comprare un piccolo notebook lowcost. Lui è uscito ma al suo ritorno il più sottile degli apple ha fatto trionfale ingresso tra le nostra mura, era così sottile che poteva passare anche sotto la soglia della porta.

Lo guardo con occho incredulo, rido e Lui mi liquida con il più autentico (ed atteso) dei :” non ho saputo resistere” . Che bello scoprire che poi non siamo poi così diversi!

Ad ognuno le sue mele, e per chi alla mitica mela della silicon-valley, preferisce ancora la torta di mele della nonna ecco una ricetta facile facile.

185 gr di burro ammorbidito

280 gr di zucchero di canna

1 bacca di vaniglia

3 uova

300 g di farina

10 grammi di lievito 50 ml di latte

7 mele golden

Scaldate il forno. lavorate il burro, lo zucchero e la vaniglia finche il composto risulti leggero e cremoso. Unite gradualmente le uova a temperatura ambiente. Setacciate la farina ed il lievito sul composto unite il latte e  amalgamate bene gli ingredienti.  Imburrate  ed infarinate leggermente uno stampo a bordi bassi da 20*30 cm e versateci sopra l’impasto. Ora non rimane altro che disporre le fettine di mela in superficie e spolverizzare cannella a proprio gusto ed infornare per 50 minuti.

 

Settembre

Settembre andiamo è tempo di imparare! Migrare scriveva pascoli Pascoli, ma spero non  me ne vorrà per la licenza poetica.

Squilli di tromba ed ecco l’annuncio: dopo nove anni di onorato servizio alla causa marmocchi sono di nuovo la titolare delle mie mattine. I miei pargoli infatti alle otto di mattina partono, finalmente al completo, destinazione scuola.

Fin da piccoli siamo abituati a percepire settembre come il mese degli inizi, se poi aggiungiamo che la fiera dei buoni propositi estivi emana ancora un certo fascino anche alle soglie dell’autunno, ecco spiegato perché con l’arrivo di settembre anche noi adulti veniamo contagiati da una inspiegabile sindrome da inizio. Le iscrizioni fioccano ovunque, le attività più improbabili raccogliano insospettabili adepti, ognuno di noi a modo suo cerca di dar sfogo al suo naturale bisogno di apprendimento. L’unica differenza tra noi e i bambini e che loro, con ogni probabilità porteranno a termine il loro percorso almeno fino alla prossima estate, noi grandicelli invece, a fine novembre, potremmo aver già perso gran parte della nostra determinazione, ma non voglio essere pessimista, non rientra nel mio stile, quindi via libera alla fantasia, rispolveriamo i sogni nel cassetto ed avanti tutta. C’è sempre tempo per imparare.

In tutto questo fermento autunnale potreste pensare che la emancipazione mattutina mi abbia allontanato dalla mia forno. Giammai.

Ed ora che, almeno al mattino, i gnomi sono stati sbolognati in ottime mani, il minimo è che, al  loro ritorno, i gnomi trovino una ottima merenda! Ed ALLORA cosa di meglio che tre golosissimi muffin al cioccolato.

.

Muffin al Cioccolato

230 grammi di farina
50 gr di cacao amaro
25o yogurt  bianco intero
150 grammi di zucchero  di canna
80 ml di olio
2 uova
10 g una di lievito
100 ml di latte intero
150 gr di gocce di cioccolato.

Scaldate il forno a 180°, in un terrina setacciate la farina, il lievito, lo  zucchero ed il cacao, aggiungete poi lo yogurt, in un altro  contenitore amalgamate  le uova con l’olio e il latte. Succesivamente mescolate i due composti e aggiungete le gocce di cioccolato. Riempite dodici pirottini grandi e versate qualche goccia di cioccolato sulla superficie del dolcetto. Mettete in forno già caldo ed in venti minuti la merenda è pronta.

 

Two months later

Due lunghi mesi itineranti e la turnè estiva, con truppa al seguito, è ufficialmente conclusa. Dopo aver attraversato mari e monti, dopo aver scarrozzato tra Nord e Sud eccoci di nuovo a casa.

Questa è stata una bellissima estate, siamo stati molto fortunati, abbiamo visto tramonti mozzafiato e ci siamo tuffati in mari gelidi, abbiamo scalato la Tour Eiffel  e ci siamo ingozzati di ostriche bretoni, ma tutto questo sarebbe stato niente se non l’avessimo condiviso con amici cari, se non avessimo  incontrato gente meravigliosa, se non ci fossero stati nonni pronti a regalarci il loro tempo e amiche d’infanzia da salutare anche solo per un attimo.  Io personalmente ho impiegato del tempo per capire che  sono le relazioni, quelle vere e non quelle buone, le uniche radici che ci legano ad un luogo e che ce lo fanno amare, ma ho il sospetto che il signor T  abbia scoperto l’arcano ben prima di me.

Il piccoletto infatti, dinnanzi all’annosa questione su quale sia stato il momento più bello di un’estate, sinceramente piroettante, ci ha spiazzato ancora. A suo parere nulla è stato bello come imparare a giocare a briscola con il suo amico Guido nel nostro piccolo e amatissimo paesino abruzzese, Poggio Cinolfo. Questo nome non dirà nulla ai più, ma io vi trascorso tutte le estati della mia infanzia, amo i suoi odori i suoi colori e la sua gente, alcuni tra i ricordi più esilaranti della mia vita si sono consumati tra i suoi vicoletti.

Ora quei vicoletti, che hanno visto saltellare prima mia mia mamma, poi me, sono il regno della miei nanetti. E’ BELLO AVERE UN POSTO DOVE TORNARE OGNI ANNO, DOVE OGNI COSA TI FA SENTIRE  A CASA.

L’Abruzzo è una regione poco conosciuta, terra schietta e senza fronzoli, per chi ama le cose autentiche. Se siete sicuri di poter rinunciare ad happy hour e brunch visitate qualche bel borghetto  nell’entroterra e ricordate di non tornare a casa senza aver mangiato una porzione abbondante di arrosticini, accompagnata da un bel bicchiere di Montepulciano d’Abruzzo. UNFORGETTABLE

TURNE’

Parto in turnè. No, non sono diventata improvvisamente una rock star, nè la stimata sig.ra Orfei mi ritiene ancora all’altezza di girare con il suo circo(ma non manca molto).

Io nei mesi estivi faccio parte del novero delle donne – mamme che, non appena finite le scuole, scorrazza i figli in giro esattamente in quest’ordine, prima mare, perchè lo iodio fa bene, poi montagna perché cè l’aria buona. Certo che coi tempi che corrono non mi sembra una condizione di cui lagnarsi troppo, ma non è tutto oro quello che brilla.

Prima dei nanetti, ovvero tanto tempo fa, quando finita la sessione di esami, nelle veste di giovane aspirante dottoressa in legge, mi affacciavo in spiaggia e vedevo le signore  ( quando avevo vent’anni quelle di trenta mi sembravo tutte signore) che stazionavano mesi al mare con prole, talvolta accompagnate da tate, mi sembravano l’abnegazione dell’ autoderminazione femminile, delle figure vacue a tratti un po’ inutili. Ma, come diceva mia nonna, non si deve mai sputare in alto perche poi ti cade sulla testa e quindi eccomi a distanza di quindici anni ad indossare  anch’io i panni della moglie del “commenda“ in vacanza. Da giugno a settembre sembra che la mia vita rimanga sospesa. in questi mesi  il mio tempo abdica in pieno a favore del giubileo estivo dei pargoli.

Grazie a DIO  noi mamme in turnè ormai ci conosciamo, ci capiamo e talvolta,come solo le donne sanno fare, ci coalizziamo al fine di rendere meno eterni i nostri pomeriggi. Ecco allora che tra giugno e luglio inizia un sodalizio di merende autogestite in cui loro, le teppe, scorrazzano mentre noi maturiamo la salda convinzione che nessuna delle nostre metà farebbe in fondo cambio tra l’ufficio e la turnè. Loro, attenti a spread e conti, in cuor loro lo sanno qual è “THE HARDEST JOB”.

Nella merenda indetta nel nostro giardino noi(stavolta mi ha aiutato tutta la crew)ecco che campeggia una sofficissima torta di carote.

 

 

400 grammi di carote pulite e grattugiate

200 grammi di farina di mandorle

4 uova intere

300 grammi di zucchero di canna

100 grammi di farina

300 g burro fuso

10 g di di lievito per dolci

10 g di cannella

Scalda il forno a 180 gradi ed imburra uno stampo rettangolare 20*30. Monta le uova con lo zucchero fino a che il composto abbia triplicato il suo volume.Quando avrà raggiunto una consistenza spumosa inizia a versare a filo il burro fuso e quando il composto risulta ben amalgamato è il momento di incorporare con una spatola le carote e successivamente le due farine setacciate e la cannella. Versa l’impasto cosi ottenuto nella teglia ed inforna per 40 minuti. FANTASTICA